I fornitori di servizi internet (ISP – internet service provider) sono responsabili dei contenuti pubblicati solo se consapevoli della loro illiceità o ne siano stati appositamente informati senza intervenire.
Queste sono le conclusioni dell’Avvocato Generale Saugmandsgaard Øe interpellato dalla Corte di Giustizia Europea che decide sulla controversia che vede schierati il produttore musicale Frank Peterson e il gruppo editoriale Elsevier contro YouTube e Cyando.
Nonostante la Direttiva Europea 2019/790 che di fatto aggrava la responsabilità degli ISP, continua ad applicarsi il principio della colpa solo per mancato intervento, almeno per le controversie sorte prima dell’entrata in vigore della direttiva, come nel suddetto caso di Youtube / Cyando.
Tutto sta nel considerare presunta o meno la consapevolezza della illiceità, poiché mentre prima della Direttiva non era mai presunta, oggi potrebbe configurarsi da fatti concludenti, come ad esempio la profilazione dei contenuti illeciti.
Ad ogni modo, l’art. 15(1) della Direttiva 2000/31 vieta di imporre agli ISP obblighi che di fatto comportano un dovere di vigilanza attiva sui contenuti pubblicati.